Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

mercoledì 10 luglio 2013

Mayfair a Manhattan

Per gentile concessione dell’Editore, Paco Editore (www.amicidipaco.it), posso veicolare a puntate in ioleggoconjoy uno dei due gialli-rosa che ho scritto ispirandomi alla mia cagnolina Bambù, indimenticabile Yorkshire Terrier. Bambù mi ha accompagnato per soli tre anni e mezzo della mia e della sua vita che per me e, spero, per lei ne sono valsi cento volte di più. Come tutte le pubblicazioni di Paco Editore, anche i miei “Mayfair” aiutano la causa dei cani abbandonati. Ne sono felice, e Bambù me ne sarebbe grata.

Susanna Barbaglia 


1

Click. Click. Due scatti, per sicurezza. Senza flash, naturalmente. Percettibili soltanto a lei e alle sensibilissime orecchie della cagnolina, subito vigili.    Infilò in tasca la vecchia Minox, si aggiustò il cappello impermeabile e passò alle spalle dell’uomo che era impegnato a lottare con uno sportello Bancomat fuori servizio, ignaro di lei e del suo diabolico progetto.
Prima di girare l’angolo fra via Moscova e corso di Porta Nuova sbirciò ancora una volta il suo bersaglio.
Ti ha appena sfiorato un’assassina, caro Tonolli, pensò con un sogghigno.
Autodefinirsi assassina le procurava ogni volta un piacere quasi fisico. Perché sapeva di agire secondo un disegno preciso del destino, secondo una volontà superiore. Prova ne era che uccideva da molti anni eppure non era mai stata sfiorata dal minimo sospetto. I suoi erano delitti perfetti perché il suo rigoroso ordine mentale ogni volta coincideva esattamente con la sua assoluta logica omicida.
Ora era giunto il momento della sfida estrema: la stupida giustizia umana, inquinata dal malcostume, avrebbe dovuto soccombere al suo potere, si sarebbe dovuta finalmente piegare alla sua forza morale. E così avrebbe dimostrato di essere l’essenza stessa di un Angelo Vendicatore moderno.
Anche la scelta di svelarsi a Carlo Tonolli le era stata offerta dal destino. Sfidare la polizia sarebbe stato più rischioso, meno divertente e soprattutto scontato. Talvolta ci aveva pensato, certo. Ne sentiva l’esigenza psicologica e ne aveva avuto spesso la tentazione mentre osservava sfarfallare commissari e poliziotti da un indizio all’altro, senza riuscire a trovare il capo del filo che conduceva diritto a lei.
Da tempo si stava addirittura dilettando a stimolare la vanità di un mediocre investigatore privato, convinto di essere un Marlowe in carne e ossa, buttandogli fra i piedi qualche piccola prova. Ma non ne ricavava la minima soddisfazione. Quell’uomo aveva una mente piccola quanto il suo corpo. Era uno sconosciuto, una nullità, non era alla sua altezza. Certo, non sarebbe stato facile per nessuno capire: lei era sempre stata attentissima a lasciare soltanto lievi tracce.
Poi, un giorno, ecco il segnale. Quegli articoli sulla Tribuna del Lario con la ricostruzione dei delitti di Bellagio attraverso il dialogo serrato fra l’assassino e il misterioso giornalista che si firmava con il nome del suo cane, erano rimbalzati persino nei telegiornali e nei quotidiani nazionali. Era stato semplice per lei risalire al nome dell’autore degli articoli, e subito aveva deciso: quel giornalista presuntuoso aveva capacità e statura intellettuale per capire. L’aveva pedinato per mesi e ormai conosceva ogni cosa di lui e della sua vita.
Sì, lo avrebbe condotto sulle sue tracce fino a uscire allo scoperto. E poi l’avrebbe umiliato svelandogli ogni dettaglio della propria straordinaria intelligenza ma soltanto per diventare l’ultima immagine impressa nei suoi malinconici occhi grigi.

2

Aprì un occhio sulla radiosveglia soltanto al terzo squillo del telefono. Le otto e tre quarti.
«Buondì Tonolli, come sta?»
Carlo considerò una volta di più che la maggior parte della gente alle nove del mattino era già in piena attività. Per lui invece poteva essere ancora notte fonda, non riusciva a connettere almeno fino alle undici. E questo da sempre.
Mayfair che come tutti i cani aveva metabolizzato le stesse abitudini del suo compagno umano, sbadigliò dalla consueta posizione a tortellino nel suo avambraccio, pure lei con aria piuttosto seccata. Ma quando scorse Tonolli accanto a sé, si addolcì subito e inchiodò lo sguardo di carbone adorante dentro gli occhi dell’amico, come a dire: «Buongiorno, e grazie di esistere.»
E lui non poté evitare di sorridere. La piccola Yorkshire aveva cambiato radicalmente la sua vita. Prima del loro incontro era un uomo deluso, scontento, cinico, indurito, egoista. A quarantacinque anni non s’aspettava più nulla né da se stesso né dagli altri. Giornalista per vocazione pura, aveva collaborato con le più importanti testate nazionali, ma senza mai riuscire ad adeguarsi agli inevitabili compromessi che la sua professione comportava.
Era una vera incognita per l’editore che puntava su di lui. Una miccia innescata, un abbonamento assicurato con i più costosi studi legali milanesi. Lo sapeva.
Ma, poco prima del natale passato, ecco l’imprevedibile svolta. Un cucciolo di Yorkshire con le zampe posteriori spezzate, abbandonato in un cassonetto dell’immondizia all’aeroporto di Linate, gli aveva fatto riscoprire la potenza dei sentimenti, l’importanza di dare, il coraggio e l’emozione di essere se stesso e di seguire le proprie pulsioni. Anche nel lavoro. E nell’amore.
Quasi incitato dalla curiosità di Mayfair, dalla sua voglia di stare sempre con lui, Carlo era riuscito a svelare il mistero di una serie di delitti segnando l’inizio di un’esaltante collaborazione con un piccolo quotidiano di provincia, La Tribuna del Lario. Un giornale fino ad allora quasi inesistente che, in breve tempo e grazie al suo lavoro, aveva raggiunto un successo nazionale impensabile.
«Tonolli? Mi sente? Come sta?»
Dalla cornetta che aveva sollevato senza rispondere, Carlo catturò finalmente la voce di Giovanni Viani e arricciò le labbra in una smorfia.
Viani era il direttore della Tribuna. Per Tonolli, uno dei peggiori esempi di alacrità mattiniera che, in più, soffriva d’insonnia quindi spesso rompeva le scatole anche in tarda serata.
«Starei molto meglio se potessi continuare a dormire altre tre ore», rispose acido.
Viani sembrò non far caso alla sua ruvidità, ne era abituato. «Mi dispiace averla disturbata ma qui al giornale nella posta elettronica di “Mayfair”, è arrivata una curiosa mail. Pensavo che la segnalazione le potesse interessare.»
Dopo lo straordinario successo della soluzione degli omicidi di Bellagio infatti, alla rubrica di Tonolli firmata “Mayfair”, i lettori inviavano notizie di tutti i generi, nella speranza che il giornalista potesse sciogliere altri enigmi per seguire, giorno per giorno, con il fiato sospeso le sue rocambolesche avventure.
Finora Carlo se l’era cavata con risposte personali perché, in effetti, nessun caso si era rivelato abbastanza interessante. E, grazie alla posta di “Mayfair”, il numero di lettori della Tribuna s’era mantenuto alto. Ciononostante era chiaro anche a lui che non avrebbe potuto tirare avanti per molto vivendo di rendita.
«Non ho ancora acceso il portatile: di che si tratta?» Carlo sbadigliò vistosamente.
«E’ stata inviata dal pc di una certa Giovanna Carli di Milano, ma non è lei il vero mittente. Se vuole gliela leggo.»
Tonolli risbadigliò. «Sì, certo, se la ritiene così interessante.»

«Gentilissimo o gentilissima Mayfair, le sto scrivendo con l’aiuto di mia nipote Giovanna, perché sono anziana e non ho facilità a usare queste macchine infernali. Tuttavia so che le mail oggi sono la via più veloce per comunicare, e io ho tanta fretta. Mi chiamo Maria Grazia Bonelli, ho 75 anni e abito in via XX Settembre a Milano, con Giovanna e una domestica filippina. Ebbene, temo di essere in pericolo di vita. Come può immaginare, nessuno mi crede, tantomeno Giovanna. Alla mia età, purtroppo, è facile essere compatiti. Ma io sono realmente minacciata di morte: ricevo da tempo lettere anonime che non lasciano alcun dubbio. E credo anche di sapere da chi. Le posso dire che si tratta di una persona malata, che da anni uccide secondo logiche aberranti e, ascolti bene, tutti i suoi delitti sono rimasti impuniti. Mentre scrive, mia nipote stessa sorride, ma io sono terrorizzata. Cosa devo fare? Lei può aiutarmi? Non mi spinga a chiedere aiuto alla polizia: l’ho già fatto con esito deludente che, se vorrà, le racconterò di persona. Grazie per ora, e spero a presto.»

«Be’? Cosa ci trova di tanto strano, direttore?» domandò Carlo scettico.
«Mi stupisce che lei non trovi interessante questa mail, amico mio. Una donna più che anziana, evidentemente ricca, visto che abita in una delle zone più ricercate di Milano, che denuncia di essere minacciata di morte e non creduta, né dai parenti più stretti né dalla polizia…»
«Sarà il solito caso di demenza senile o, nella migliore delle ipotesi, si tratta di un trucco bizzarro di una nonnetta sola per attirare l’attenzione della famiglia», lo interruppe Tonolli.
«Ma non crede che sia il tipo di vicenda adatto allo spazio di “Mayfair”? Intendo dire che, se anche si trattasse di una bufala, ha un taglio umanitario. Potrebbe sfrugugliare la sensibilità dell’opinione pubblica.»
Viani insisteva e alla fine Tonolli cedette. «Lei sa quanto io detesti il buonismo. Comunque, se proprio ci tiene, verificherò questa storia.»

1 commento:

giovanna sica ha detto...

Ho avuto la gioia di leggere qs giallo e anche gli altri due scritti da Susanna Barbaglia. Lo rileggeró volentieri anche qui a puntate :-)