Susanna Barbaglia
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L’idea di affrontare una nuova giornata in banca lo faceva vomitare. Forse perché i locali del suo ufficio, al ventiquattresimo piano di un grattacielo in Park Avenue, erano privi di finestre, come un bunker. E lui ci doveva passare non meno di otto ore al giorno. Non che il suo lavoro fosse banale, anzi. La privacy delle sue stanze non era certo casuale: ogni giorno Mattia Carli aveva a che fare con correntisti stranieri che affidavano alla Chase Manhattan Bank i loro fondi segreti. Indiani, russi, italiani, francesi… anche lui era costretto a cambiare idioma almeno una volta ogni ora, e ciò faceva parte della sua altissima professionalità. Ma che noia, che ripetitività. Jackson, CONTINUA A LEGGERE!
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