Antonella Tomaselli (Storia vera di Nani Falsina, da "Confidenze tra amiche", numero 39, 2012)
Sono immerso nella lettura di un libro. Giro l’ennesima pagina ed ecco, lì davanti ai miei occhi, una cartolina. E’ una cartolina mai scritta e mai spedita. Ne avevamo fatte stampare centinaia, io e mia moglie, tanti anni fa. Le avevamo poi regalate ad amici e parenti. Ma alcune le avevamo riposte in graziose scatole, custodite per ricordo. A quanto pare, una di quelle cartoline è finita per caso in questo libro. Mi fermo a osservarla: dal fondo color seppia emerge il ritratto di Pipa, la nostra prima cagnolina, una bassottina a pelo duro. Nel suo sguardo ritrovo le sue birbonate. Passo un dito sul suo musetto, come per una carezza.
Pipa (un nome buffo, vero?), fu la capostipite del nostro allevamento di bassotti a pelo duro. Io facevo il veterinario, adesso sono in pensione, e Candida, mia moglie, quando Pipa arrivò da noi, era farmacista.
La piccola, già da cucciola, si innamorò follemente di Candida. Voleva stare sempre con lei e se lei non c’era rifiutava perfino il cibo. Ma in generale era sempre al suo fianco, sempre pronta a difenderla e a proteggerla. Aveva sviluppato anche una grande gelosia e non permetteva a nessuno di abbracciare o baciare Candida. E anch’io incontravo non poche difficoltà. Mia moglie si divertiva da matti, e ricordo bene gli occhi che le brillavano e le risatine soffocate, quando ogni sera dovevo studiare tattiche diverse per entrare nel letto senza che Pipa si avventasse furiosa su di me abbaiando e ringhiando.
Be’, la piccolina viveva veramente in simbiosi con Candida. A volte sembrava che capisse tutto quello che le diceva. Ma un giorno successe una cosa davvero fantastica. Per raccontarla devo prima illustrare qualche piccolo antefatto: Candida si era stancata di fare la farmacista, e vagheggiava di insegnare materie scientifiche. Decise che avrebbe insegnato scienze naturali, chimica e matematica. Erano materie che le piacevano moltissimo e sentiva di poter trasmettere la sua passione. Doveva però dare degli esami per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Così si buttò di nuovo sui libri, accompagnata dall’impegno che metteva in ogni cosa e dall’immancabile Pipa, che passava ore e ore ai suoi piedi o rannicchiata sulle sue ginocchia, silenziosa e vigile.
Arrivò il giorno degli esami e mia moglie era preparatissima e tranquilla. Io e Pipa l’accompagnammo. Andammo a Milano, io guidavo e Candida sedeva accanto a me con Pipa in braccio. Arrivati davanti al Provveditorato agli Studi, sede degli esami, ci accordammo: io e Pipa saremmo ritornati a riprenderla alle 12 e 30.
Un abbraccio, un bacio veloce e una immancabile tentata aggressione da parte di Pipa.
Candida disse: “Augurami buona fortuna. Non vorrei dimenticarmi qualcosa.”
Le risposi rassicurante: “Andrà tutto bene, sei sempre bravissima!”.
Un ultimo saluto a Pipa e Candida entrò nell’edificio, scomparendo alla nostra vista.
Rientrai in macchina. Pipa non si mostrava più aggressiva, piuttosto sembrava preoccupata per l’assenza della sua amata padrona. Accucciata sul sedile posteriore, guardava intorno uggiolando piano, con un’aria disperata.
Cominciai a guidare nel traffico. Dopo numerosi giri (dovevo pur ingannare il tempo!) arrivai in centro. Cercai un parcheggio, e sistemata la macchina, abbassai un po’ il vetro di un finestrino, perché Pipa potesse respirare un po’ d’aria fresca. Volevo comprare un giornale e le sigarette, ma sarei tornato subito. Anzi glielo dissi: “Pipa stai buona, vado e vengo”.
Quando tornai Pipa non c’era più.
Non volevo credere ai miei occhi e la chiamavo costernato . Istanti frenetici. Pensai che forse l’avevano rubata.
Come avrei potuto dirlo a Candida?
Iniziai a correre a destra e a sinistra, sperando di scorgere quella sua codina impertinente.
Nulla.
Cominciai a chiedere se qualcuno avesse visto una bassottina così e così. Ma nessuno l’aveva vista.
Salii in macchina e percorsi tutte le vie che circondavano il parcheggio.
Niente.
Avevo anche il terrore di vederla a terra, in mezzo alla strada, investita da qualche automobile o da un autobus.
Ma di lei nemmeno l’ombra.
Volatilizzata.
Ormai era tardi, dovevo tornare da Candida. Ero angosciato per la piccolina, ma soprattutto mi spaventava il dolore che avrei dato a mia moglie. Arrivai davanti all’edificio del Provveditorato agli Studi. Mi sentivo male e in testa si affollavano difficili pensieri.
Vidi subito Candida che correva verso di me: era raggiante e aveva tra le braccia PIPA!
Per la seconda volta, in quel giorno, non potei credere ai miei occhi.
Che cosa era successo? Me lo raccontò tutto d’un fiato, agitata e felice, mia moglie: “Ho risposto benissimo a tutto. Gli esaminatori erano entusiasti. Volevano darmi il massimo dei voti, ma poi un professore ha detto che desiderava pormi ancora una domanda. E sai cosa mi ha chiesto? Mi ha detto di parlargli dell’olio ondulato del piede di bue. Ma io non ne ho mai sentito parlare. Non l’ho trovato in nessuno dei libri che ho studiato. E nell’istante preciso in cui avrei dovuto rispondere, ecco che Pipa mi è saltata in braccio! I professori si chiedevano cosa stesse succedendo e, quando ho spiegato che era il mio cane e che non sapevo come potesse essere lì, hanno cominciato a sorridere e a commentare. E mi hanno congedata con la votazione massima, dimenticandosi dell’olio ondulato”. Candida era raggiante, io ero felice, Pipa mi ringhiava forte perché durante il racconto avevo tentato di abbracciare più volte la sua padroncina. Smaltita un po’ l’adrenalina, mi appoggiai all’automobile, e feci un lungo sospiro di sollievo, mentre sorridevo a quella birba della nostra bassottina. Mi aspettavo la domanda fatidica dalla mia dolce consorte. Infatti, poco dopo, Candida esplose: “Ma come ha fatto Pipa ad arrivare da me?”
Me lo sono chiesto tante volte, anche a distanza di anni. Certamente Pipa voleva raggiungere la sua amata Candida. Scivolata fuori dal finestrino, come può aver trovato le giuste direzioni in una città grande e sconosciuta? Sì, Pipa era molto intelligente, molto coraggiosa e dotata di grande fiuto. Ma io e lei eravamo troppo lontani da mia moglie. Inoltre Candida non aveva compiuto il tragitto a piedi, quindi non aveva lasciato tracce distinguibili per l’olfatto di un cane.
Io ho la mia risposta e da profondo conoscitore dei cani, avendoli allevati e curati tutta la vita, dico con convinzione che si è trattato di telepatia. Pipa fu guidata dalla percezione di pensieri ed emozioni di Candida, a cui era legata da quell’amore grande di cui solo un cane è capace.
Non c’è altra spiegazione.
E se qualcuno che legge ha un legame speciale col suo cane, sono sicuro che può testimoniare con tante storie di “ordinaria telepatia”!
E’ un campo ancora sconosciuto, ma che varrebbe la pena di studiare.
Rimetto la cartolina nel libro, al suo posto. Mi afferra un attimo di incontenibile nostalgia, perchè Candida e Pipa sono in cielo. Tutte e due. Ma sorrido ad un ultimo pensiero: sono insieme. Sì, sono sicuro: Pipa l’ha trovata di nuovo.
1 commento:
CHE EMOZIONE CHE DOLCE PIPPA MI RICORDA LA MIA STORIA ASSURDA DELLA MIA UNBREAK
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