Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

giovedì 8 agosto 2013

Costantinopoli





Da “Costantinopoli”, di Edmondo De Amicis (1846 – 1908), ed. Einaudi 
I cani
“Costantinopoli è un immenso canile: tutti l’osservano appena arrivati. I cani costituiscono una seconda popolazione della città, meno numerosa, ma non meno strana della prima. Tutti sanno quanto i Turchi li amino e li proteggano. Non ho potuto sapere se lo facciano per il sentimento di carità che raccomanda il Corano anche verso le bestie; o perché li credano, come certi uccelli, apportatori di fortuna, o perché li amava il Profeta, o perché ne parlano le loro sacre storie, o perché, come altri pretende, Maometto il Conquistatore si conduceva dietro un folto stato maggiore canino che entrò trionfante con lui per la breccia di porta San Romano. Il fatto è che li hanno a cuore, che molti Turchi lasciano per testamento delle somme cospicue per la loro alimentazione, e che quando il sultano Abdul – Mejid li fece portar tutti nell’isola di Marmara, il popolo ne mormorò, e quando ritornarono, li ricevette a festa, e il Governo, per non provocar malumori, li lasciò in pace per sempre. Però, siccome il cane, secondo il Corano, è un animale immondo, e ogni turco, ospitandolo, crederebbe di contaminare la casa, così nessuno degli innumerevoli cani di Costantinopoli ha padrone. Formano tutti insieme una grande repubblica di vagabondi liberissimi, senza collare, senza nome, senza uffici, senza casa, senza leggi. Fanno tutto nella strada; vi scavano delle piccole tane, vi dormono, vi mangiano, vi nascono, vi allattano i piccini, e vi muoiono; e nessuno, almeno a Stambul, li disturba menomamente dalle loro occupazioni e dai loro riposi. Essi sono i padroni della via. Nelle nostre città è il cane che si scansa per lasciar passare i cavalli e la gente. Là è la gente, sono i cavalli, i cammelli, gli asini che fanno anche un lungo giro per non pestare i cani. Nei luoghi più frequentati di Stambul, quattro o cinque cani raggomitolati e addormentati proprio nel bel mezzo della strada, si fanno girare intorno per una mezza giornata tutta la popolazione d’un quartiere.”

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