Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

lunedì 10 marzo 2014

La lumaca e la tartaruga




"La lumaca e la tartaruga" di Luis Sepúlveda (tratto da "Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza", ed. Guanda, 2013)


«Non mi lamento, ma gli esseri umani crescono e dimenticano» sospirò la tartaruga e le riferì come, col trascorrere del tempo, man mano che i piccoli di umano erano diventati prima giovani e poi adulti, le attenzioni erano costantemente diminuite, il cibo si era fatto più scarso, finché non l’avevano considerata soltanto una presenza molesta di cui bisognava liberarsi e l’avevano abbandonata nel prato.
La lumaca si rattristò a sentire la storia della tartaruga e divenne ancora più triste quando lei, sempre cercando lentamente fra le tante parole che" conosceva, le disse che stava attraversando quel prato, fra esseri strani a volte gentili a volte ostili, per sempre lontana da quella che era stata la sua casa, perché era diretta in un luogo vago che aveva per nome la parola più crudele. Si chiamava esilio.
«Ti posso accompagnare?» sussurrò la lumaca.
«Dimmi prima cosa cerchi» rispose la tartaruga, e la lumaca le spiegò che voleva conoscere i motivi della propria lentezza e anche avere un nome, perché l’acqua che cade dal cielo si chiama pioggia, i frutti dei rovi si chiamano more e la delizia che cola dai favi si chiama miele. E poi le spiegò che la sua domanda e il suo desiderio irritavano le altre lumache, al punto che avevano minacciato di cacciarla dal prato, e che lei aveva preso la decisione di andarsene e di non fare ritorno finché non avesse avuto una risposta e un nome.
La tartaruga cercò con più calma del solito le parole per replicare e le raccontò che durante la sua permanenza presso gli umani aveva imparato molte cose. Per esempio che quando un umano faceva domande scomode, del tipo: «È necessario andare così in fretta?» oppure «Abbiamo davvero bisogno di tutte queste cose per essere felici?», lo chiamavano Ribelle
«Ribelle, mi piace questo nome!» sussurrò la lumaca. «A te gli umani hanno dato un nome?»
«Sì, visto che non ho mai dimenticato la strada di andata né quella del ritorno mi hanno chiamato Memoria… ma poi sono stati loro a dimenticare me.»
«Allora, Memoria, proseguiamo insieme?» domandò la lumaca.
«D’accordo, Ribelle» rispose la tartaruga, e girando su se stessa lentamente, molto lentamente, le spiegò che sarebbero tornate sui loro passi perché voleva mostrarle qualcosa di importante. Qualcosa che le avrebbe fatto capire che erano compagne di strada fin da prima di conoscersi.

Nessun commento: