Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

mercoledì 16 aprile 2014

Preghiera per un agnello

"Preghiera per un agnello" di Simona Busto (tratto da "Anime compagne", ed. ilmiolibro, 2012)


Ha solo due mesi.
Stavo correndo insieme agli altri, avanti e ancora avanti e poi all’improvviso caddi. Quel terreno non era il solito, era più scuro e molto più duro. Sentii le mie ginocchia bruciare.
Ha solo due mesi.
Mi alzai di scatto e mi voltai per rassicurarlo, la mamma non si era fatta male, le ginocchia non mi bruciavano e tutto andava bene. E fu allora che sentii il sangue gelarsi nelle vene. Il mio piccino, la mia dolce creatura… dov’era?
Ha solo due mesi.
Tornai di corsa indietro e non prestai attenzione agli altri che venivano in direzione opposta e mi urtavano duramente. Stavano disperatamente seguendo la corrente, il nostro fiume bianco come la neve che si riversava verso il prato.
Ha solo due mesi.
Chiamavo disperatamente, nelle orecchie rimbombavano i miei stessi belati piangenti e il calpestio furioso degli zoccoli in corsa.
Nessuno faceva caso alla mia disperazione, ai miei occhi spalancati in cerca del mio piccolo.
Ha solo due mesi.
Avanzai e avanzai, belando e piangendo, colpendo con forza quelli che mi si paravano di fronte, fino alla coda del gregge. Vidi l’uomo all’ultimo istante. Mi guardò con uno sguardo severo, il braccio già alzato. Ebbi un sussulto e sentii le ginocchia che mi cedevano. La lunga terrificante frusta era alta sopra la sua testa e l’essere umano mi stava guardando fissamente. Belai disperatamente per spiegare, per dirgli che no, non mi stavo ribellando, ma stavo solo cercando…
Ha solo due mesi.
All’improvviso sentii lo schiocco della frusta, mi accarezzò una guancia e colpì con furia il terreno accanto al mio zoccolo. Saltai indietro reimmergendomi nel fiume bianco. Sentivo il mio cuore battere disperatamente e il sangue pulsare nelle vene in un suono ritmico, asfissiante.
Spostai con un colpo la pecora di fianco a me e andai verso la sinistra del gregge. Il mio piccolo non c’era. Gridai e belai e cercai, ma non c’era.
Ha solo due mesi.
Così mi precipitai verso destra e spinsi via l’ultima della fila. Inutilmente. Il mio piccino non c’era.
E improvvisamente apparve il mostro nero. Puntò verso di me, a fauci scoperte, i crudeli occhi castani che minacciavano la mia gola. Saltai di fianco in un tentativo disperato di evitarlo, il mio costante belato mi morì dentro. Non ora, mio piccolo, mia vita, non voglio trovarti proprio adesso!
Ha solo due mesi.
Udii lo spaventoso ruggito mentre saltava verso di me, troppo repentino, troppo veloce per le mie forze.
Sentii qualcosa di caldo e poi un dolore lancinante alla coscia. Le sue zanne affondavano profondamente nella mia carne. Urlai, perché non potevo evitarlo, ma stavolta pregai che il mio piccino non udisse.
Ero di nuovo in mezzo al fiume bianco, correvo, nonostante il dolore. Il mostro mi aveva lasciata.
Correvo e correvo senza il mio piccolo.
Ha solo due mesi.
E ancora mi volsi, belando e piangendo, sentendo il cuore che stava per esplodermi di dolore.
E all’improvviso lo udii, un flebile spaventato belato. «Mamma», piangeva, «Mamma».
Corsi furiosamente verso di lui, mi raggiunse con le deboli sgraziate zampette e immediatamente la sua bocca si aggrappò alle mie mammelle e succhiò il dolce latte.
Ha solo due mesi.
Non c’era tempo. Mi mossi sul lato del fiume bianco, portando con me il mio cucciolo, ma lasciandolo dal lato del gregge, per evitargli la frusta e le zanne. Insieme agli altri andammo verso il prato, verso un po’ di riposo.
Venne la notte. Il fiume bianco si era fermato in mezzo al prato e ora era tranquillo e pacifico. Avevamo già mangiato tutta l’erba che potevamo e ora stavamo riposando tutti insieme, stretti gli uni agli altri, senza riparo. La pioggia aveva iniziato a scendere.
I mostri erano ora apparentemente calmi, anche loro dormivano, ma sapevo che i loro sensi erano all’erta, pronti a balzare addosso a uno qualunque di noi che provasse ad allontanarsi.
Il mio piccino aveva succhiato a lungo e ora dormiva tranquillo contro di me. Così piccolo, così bianco, così tenero e morbido.
Ha solo due mesi.
L’uomo venne verso di noi, stava solo controllando che tutto fosse a posto e che nessuna pecora fosse ferita tanto seriamente da non riuscire a proseguire al mattino. Il suo sguardo scivolò sopra di me senza realmente notare la mia esistenza.
Alzai il capo e affondai gli occhi nei suoi.
Pregai:
Ti supplico, Uomo Buono, lasciami vivere ancora una giornata con il mio bianco, tenero e soffice piccolo.
Ti supplico, Uomo Buono, non uccidermi domani perché il mio bianco, tenero e soffice piccolo ha bisogno del mio latte.
Ti supplico, Uomo Buono, non uccidere domani il mio bianco, tenero e soffice piccolo.
Ha solo due mesi.

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