Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

giovedì 1 maggio 2014

Quello che gli animali non dicono





"Quello che gli animali non dicono", di Oscar Grazioli

Dea

Dea è un pastore tedesco femmina di otto anni che, come tutte le mattine soleggiate di fine estate, salta felice in mezzo all'aia del contadino. All'apparire dell'anziano coltivatore Dea gli corre incontro, saltando sulle quattro zampe e tentando di afferrargli un lembo cadente della cintura dei pantaloni.
"Sta' buona, Dea!" la riprende il contadino. "Sta' buona, t'ho detto che stamattina cominciamo a vendemmiare e non ho tempo di mettermi a giocare con te."
"Romeo" urla al figlio più giovane, "lega il cane ché deve arrivare il camion del mangime".
"Ma no, pa'" replica Romeo, "lasciamola libera, tanto ormai tutti i camionisti la conoscono". "In effetti" pensa il vecchio contadino, "questo è in assoluto il miglior cane che abbia mai avuto. E dire che nella nostra casa il cane lupo non è mai mancato, anzi ne abbiamo avuti fino a tre in una volta, ma come la Dea non ce n'è mai stato uno. Buona con i bambini, buona con gli altri cani, buona persino con i gatti che sono capaci di andarle a dormire sulla schiena". "E va bene, Romeo, lasciala slegata, ma stiamo attenti, se viene in campagna con noi, che non succeda come l'anno scorso. Quando abbiamo tirato avanti il carro, a momenti finiva sotto la ruota. Ti ricordi che si era addormentata? Ormai sta invecchiando anche lei, come me."
Proprio mentre avviano il trattore, entra nel cortile il camion con le tre cipolle cariche di mangime destinato alle galline del grande capannone vicino alla strada.
Roberto è un giovane camionista sposato da due anni e in attesa di un figlio, anzi di una bambina, come ha sentenziato il radiologo. Nascerà a giorni, forse anche domani, forse questa notte stessa. Ogni momento ormai è buono. Si chiamerà Isabella. Roberto si è raccomandato con i compagni dell'ufficio spedizione che conoscono perfettamente tutti i clienti presso cui si dovrà recare. Vuole assolutamente essere in ospedale, accanto alla moglie, quando sarà il momento. Vedendo i trattori davanti al silos Roberto decide di fare il giro intorno alla casa, proprio dove c'è la cuccia del cane. Non si accorge, immerso com'è nei suoi pensieri, del grosso pastore tedesco nascosto, a metà, sotto la siepe di bosso e non si rende neanche conto di avere già alzato, con un gesto automatico, il lungo braccio della coclea. Men che meno si accorge dei fili dell'alta tensione che corrono lateralmente alla casa.
Roberto scende dalla cabina, tenendosi alla maniglia della portiera, per verificare lo stretto passaggio fra la rete di recinzione e il muro della casa. Andare da un cliente la prima volta e danneggiargli la rete di recinzione, o peggio, il muro della casa sarebbe proprio un pessimo biglietto di presentazione.
E' un attimo. Il braccio metallico tocca il filo elettrico e Roberto rimane inchiodato alla portiera, il corpo percorso da un fiume di elettroni che gli cercano l'anima.
E' un attimo. Un fulmine marrone, pesante quaranta chili, si butta sul corpo di Roberto e riesce a staccarlo dall'abbraccio mortale. In pochi secondi il cane ha salvato la vita di un uomo che non aveva mai visto, procurandosi, a sua volta, ustioni dolorose, ma fortunatamente guaribili in pochi giorni.
Roberto non ha riportato conseguenze gravi dall'incidente, ma non ha potuto assistere al parto che è avvenuto il giorno dopo e che gli ha regalato una bella e paffuta bambina di quattro chilogrammi. Niente di imprevisto. Parto naturale, veloce, senza alcun problema.
L'unico cambiamento è stato il nome della bambina. Non l'hanno chiamata Isabella Maria. L'hanno chiamata Isabella Dea.

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