"Pranzo di Natale insieme alla talpa" di Ernesto Ferrero, (tratto da "Storia di Quirina, di una talpa e di un orto di montagna", illustrato da Paola Mastrocola, ed. Einaudi, 2014)
Per il suo compleanno, che cadeva pochi giorni prima di
Natale, le nipoti le fecero avere una talpa di peluche. La morbidezza del
mantello era quasi commovente; le zampe tondeggianti non portavano traccia di
unghie forti, così adatte allo scavo. Erano diventate teneramente palmate, di
un bel colore beige.
Quirina si disse che quella tenerezza di batuffolo era uno
dei tanti inganni, forse l’ultimo e più efficace, della sua nemica invisibile,
ma intanto se ne lasciava contagiare. Doveva essere l’istinto materno per i
cuccioli, per tutto quanto è soffice, piumoso, indifeso. Tornò a sentire
acutamente la nostalgia della Cecchina. Rivide sua madre intenta ad
accarezzarla con un sorriso di complicità. Pensò alla figlia bambina che
lamentava timidamente che la lana dei calzettoni era troppo pungente.
Passò il Natale da sola. Maria Piera e nipoti, con annesso
Marchese, sarebbero arrivate solo a Santo Stefano. Apparecchiò con cura la
tavola, come se loro ci fossero, e si concesse una ricca polenta taragna.
A capotavola mise la talpa.
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