Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

martedì 16 settembre 2014

Occhi di perla
















Occhi di perla" di Grazia Cavallero


Due occhi piccoli, tondi, lucidi e neri: sono due perle. E sono  accompagnate da un nasino a forma di piccola mora.
In quei tuoi occhi mi specchio, guardo, capisco, rifletto.
Eccoti qui, esserino scodinzolante a quattro zampe, che ho voluto, e che sei cresciuto un po' oltre alle aspettative del classico cane da borsetta.
Tranquilla, solare, giocosa. Pensavo di avere trovato un equilibrato cane per la famiglia, invece ti sei vestita di un nuovo ruolo, lo hai fatto tuo e non lo lasci: sei diventata la mia sostenitrice.
Andava quasi tutto bene (be', è proprio vero che non ci si accontenta mai). Oh, come lo vorrei ora quel "quasi tutto bene"!
Ma il destino mi ha invitato a fare un ballo. Non il ballo di Cenerentola, né il ballo in maschera di carnevale, ma un ballo con la signora delle tenebre.
Io non volevo ballare, stavo seduta, guardavo il pavimento, opponevo resistenza, ma ormai la "signora" mi aveva preso e trascinata al centro delle danze.
Piangevo, mi disperavo, piangevo. E piango ancora.
Quante notti passate con il panico per l’imminente intervento chirurgico, e tu, sempre lì, accanto a me. Non sapevi (o forse sì) cosa stesse accadendo, ma sapevi benissimo cosa fare. Non hai più giocato e ti sei semplicemente messa accanto a me.
E poi la chemio, mai potrò dimenticare il giorno della prima infusione: tornai a casa e tu, che mi aspettavi, cominciasti ad annusarmi. Sentivi un odore diverso e non te ne davi pace.
Quella sera ho avuto la prova che i cani percepiscono in anticipo ciò che sta per accadere, infatti io mi ero seduta a tavola e avevo assaggiato il primo boccone, ma mi accorsi che qualcosa mi infastidiva e preferii andare sul divano, senza mangiare. Tu mi seguisti e nel momento in cui mi girai per sedermi incrociai il tuo sguardo pietrificato, pieno di terrore. Ho letto nei tuoi occhi lo sgomento e la domanda: "Cosa sta succedendo?". Dopo un attimo ho capito: avevi avvertito l'inferno della chemio che si stava scatenando dentro di me. Di quella sera ricordo ben poco, o forse no: ricordo il dolore, la paura, la mano di mio marito che stringeva le mie, e mi ricordo di te, che non mi hai più lasciata un solo secondo.
Con i tuoi quattro chili scarsi, non permettevi a nessuno di avvicinarsi a me, perché tu eri la mia crocerossina.
Tu che non sapevi cosa significasse mordere, improvvisamente ringhiavi a chiunque si avvicinasse a me, e, addirittura, dovevi essere messa in un'altra stanza quando qualcuno veniva a trovarmi. Oppure ti mettevi tra me e il visitatore e non gli permettevi di superare un certo limite, immaginario nella tua testolina.
Neanche mio marito, il tuo amico preferito aveva libero accesso: sempre vigile, osservavi che facesse tutto bene.
Tu, iscritta al partito della crocchetta, ti ingozzavi ancora più in fretta di quanto sapevi già fare, per tornare subito da me.
Ti abbiamo tenuta tutta l'estate in casa perché il caldo era assillante ed io passavo la maggior parte della giornata in ospedale, ma a te andava bene così, e ti accontentavi di fare la guardia alle mie ciabatte, durante la mia terapia.
Ti accontentavi di poterti accucciare ai piedi del divano vicino a me. E io avrei voluto prenderti in braccio, stropicciarti, accarezzarti, farmi mordicchiare la mano, ma mi limitavo a farti qualche coccola con il piede, perché quei dannati veleni che mi iniettavano oltre a rubarmi le forze si portavano via le mie difese immunitarie.
Tu pazientemente aspettavi che arrivasse il momento in cui avevo qualche difesa in più. Allora ti prendevo in braccio e iniziava la tua ispezione. Prima mi annusavi le mani, poi il collo, dietro le orecchie e poi la testa, sempre più calva. Poi ti sedevi accanto a me, e sospiravi.
Sono stati mesi terribili, duri. Ho trovato amici che non pensavo di avere, ho avuto accanto l'uomo dei sogni che si é preso cura di me (e a cui forse dovrei dedicare pagine e pagine piene d'amore), avevo le mie due principesse per le quali è valsa e vale la pena di lottare, e ho te, che mi guardi con quelle due perline e mi leggi nel cuore.
Ora sono mi sono liberata: non ballo più con quella strega cattiva, ma sono una sorvegliata speciale, perché, non si sa mai, potrebbe tornare a farmi visita. Sono stanca, ho paura, tanta paura che possa tornare. E quando io ho paura tu arrivi vicino a me, a leccarmi le ferite dell'anima.

1 commento:

rosa russo ha detto...

Storia di dolore, d'amore, di speranza. Bellissima!