Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

martedì 23 dicembre 2014

Quelle strane stelle di Natale










"Quelle strane stelle di Natale" di Fee Macciacchini


Era seduta, al buio.
Nella stanza c'era solo un piccolo lumino acceso che tentava disperatamente di fare un po' di luce al Gesù Bambino che tendeva le braccia dalla culla del vecchio presepe.
Ascoltava le campane che annunciavano la santa messa di mezzanotte.
Stava immobile, e pensava, e ricordava i Natali passati.
Di proposito non voleva rammentare quelli della sua infanzia, sarebbe stato crudele, e le ferite si sarebbero riaperte, procurandole ancora più dolore di quello che stava provando in quella notte.
Non scandalizzatevi e non giudicate: lei stava soffrendo per chi, durante le notti di Natale, le aveva ridato fiducia, per chi le aveva riscaldato il cuore, per chi le aveva dato amore e dedizione. Per chi ora non c’era più.
Si, ricordava i suoi meravigliosi, dolcissimi cani.
Le pareva che fossero lì, al buio con lei, e desiderava tanto allungare una mano e toccare il loro pelo morbido, i loro musini umidi. Ma era ben cosciente che la sua mano avrebbe trovato solo il vuoto, quel vuoto che le riempiva il cuore di solitudine.
Quasi tutti desiderano qualcosa nella notte santa: certo la salute, un pezzo di pane, una coperta, che per un povero clochard può significare sopravvivenza. Lei desiderava solo rivedere, anche per un solo attimo, i piccoli che aveva amato e che, a loro volta, l'avevano amata senza riserve.
Allora si alzò. Si diresse alla finestra. Era una notte fredda, ma serena e le stelle sembrava si fossero dato appuntamento nel pezzo di cielo che lei poteva vedere.
Parlando sottovoce diede un nome a tutte le stelle che brillavano di più: Nico, Benedetto, Zaccaria, Gregorio, Principessa, Antonello e Charlie (il meticcio che aveva convissuto tanti anni con quelle piccole pesti dei suoi yorkini).
Rimase lì sola, lasciando passare le ore. E parlò. Parlò ad ogni stella: nessuno saprà mai cosa disse. Parlò finché arrivò il giorno.
Era Natale. Il piccolo Gesù era nato, un giorno nuovo si apriva davanti al lei. Si avvicinò alla cuccia dove Giorgia dormiva, la sollevò dolcemente e la ringraziò. Le era grata perché era ancora lì con lei. Forse l'avrebbe aiutata a passare un altro Natale, magari un po’ più sereno. Anche se il suo cuore era a pezzi.

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