Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

mercoledì 6 luglio 2016

Un “Fiocco” nell’isola dei… felici




Un “Fiocco” nell’isola dei… felici, di Antonella Tomaselli (storia vera di Ornella Rigon, da “Confidenze tra amiche”, numero 24, 2016)


Un grosso gregge di pecore sostava nelle campagne di Gravellona Lomellina. Lo tenevo d’occhio. Eh sì, perché io devo controllare tutto. Sono un agente di polizia locale. L’unica vigilessa del paese. Ma per fortuna ho molti aiutanti. Per esempio i volontari “Amici del Parco”.
La domenica comunque il gregge aveva ripreso la strada verso i monti.
Il lunedì mattina ero impegnata nel progetto “Pedibus”. Lo conoscete? Ve lo dico in due parole: io e i volontari prima citati, passiamo di casa in casa a prelevare i bimbi e li accompagniamo a scuola. A piedi. Così evitiamo ingorghi di macchine e manteniamo pulita l’aria. E’ bellissimo il serpentone colorato e vociante a cui diamo forma tra le strade del paese. Ma ritorniamo a quel mattino, ero circondata da bimbi festosi quando mi raggiunse un gruppetto trafelato di giovani signore dalle tutine sgargianti. Mi dissero che mentre facevano jogging avevano distintamente udito un tenero belato provenire da alcuni cespugli. Non potevo di certo lasciare i miei pargoletti, allora incaricai alcuni volontari di andare a controllare.
Mi raggiunsero poco dopo, davanti al cancello della scuola dell’infanzia. Uno di loro teneva tra le braccia un delicato e bianco agnellino. Io ero lì, con tutte le maestre e con tutti i bimbi: riuscite a immaginare la scena di quasi cento facce stupite all’unisono? E vedete quegli “oh” di meraviglia trasformarsi in un esercito di sorrisi? E quelle manine allungarsi verso l’agnellino per accarezzarlo? Ecco, proprio così!
Dopo un primo momento di sorpresa ci scatenammo. Le maestre già parlavano al telefono con due veterinari. Qualcun altro cercava coperte per il piccolino. Altri ancora pensavano a dove sistemarlo. In breve raccogliemmo tutte le informazioni necessarie per accudire il cucciolo in modo corretto. E visto che alcune mamme ci avevano portato i biberon che i figli non usavano più, ci procurammo un po’ di latte e sfamammo il piccolo. Bevve avidamente: certamente era digiuno da diverse ore. La scuola dell’infanzia di Gravellona Lomellina è dotata di un ampio cortile che confina con un bel prato. Lì abitano, per la gioia loro e di tutti i bimbi, dei coniglietti, delle paperelle e una gallina. Ci poteva stare anche un agnellino. Alla ponderata proposta delle insegnanti di adottare il trovatello la risposta unanime dei bambini fu un grandissimo “sì”.
La maestra Cristina, che per gli animali stravede, pensò di chiamarlo “Fiocco”. Nome che venne subito approvato con applausi e gridolini. E così Fiocco, accudito, vezzeggiato e coccolato, cominciò a vivere lì. Ma cosa poteva essere successo a quell’agnellino? Certamente quando gregge e pecorai erano partiti, il piccino, nato forse da due o tre giorni, non ce l’aveva fatta a seguirli. Nel frattempo in paese tutti parlavano di lui e probabilmente queste news arrivarono all’orecchio di uno dei pastori. Tornò infatti a Gravellona e si diresse alla scuola dell’infanzia, per reclamare il suo agnellino. Cristina, allarmata, lo spedì immediatamente da me. Il pastore pensava che noi non sapessimo accudire il cucciolino. Ma gli spiegai che per dargli da mangiare facevamo dei turni - soprattutto erano le maestre ad alternarsi - osservati scrupolosamente anche al di fuori dell’orario del lavoro. E che al latte aggiungevamo vitamine e calcio. Ne fu colpito… ma l’agnellino era suo e noi avremmo dovuto ridarglielo. Allora glielo dissi: «Lo sa che se si riprende il suo agnellino ottantacinque bambini piangeranno disperati? Chi potrà consolarli? Ci proverà lei?». Ero molto seria. E con un’espressione così afflitta! Il pastore non resse al pensiero di provocare il pianto di ben ottantacinque frugoletti. Più Cristina e le altre maestre, più la vigilessa, ecc. ecc., e si arrese. Ci regalò Fiocco. Ci diede dei consigli per farlo crescere nel migliore dei modi e aggiunse: «Verrò a trovarlo, di tanto in tanto. E chissà, magari l’anno prossimo ve ne regalerò un altro». Felicissima io, e tutti i bimbi e le maestre e il paese intero!
Fiocco è qui con noi, cresce bene. Gioca con i bambini. E loro vengono a scuola ancora più volentieri di prima. L’agnellino nei momenti dedicati alla psicomotricità salta nei cerchi insieme agli scolaretti, strappando risate a tutti. Mentre i bimbi fanno attività all’interno della scuola, lui si diverte in giardino con i cavallini di legno che dondolano al vento. Quando Fiocco sarà troppo cresciuto lo porteremo nel nostro lussureggiante Parco dei Tre Laghi. Là avrà tanto spazio. E godrà della compagnia di un asinello e di caprette, galline e anatre. E i bimbi potranno andare a trovarlo ogni volta che vorranno. Per adesso sta qui, e tutti passano incuriositi e inteneriti a salutarlo. Che bello, vero? Un lieto fine come nelle fiabe. Ma a Gravellona Lomellina si respira sempre aria di favole. Non ci credete? Per cominciare abbiamo una gatta sindaco. Una piccola tigre… dolcissima. Mantello grigio illuminato da isole di bianco puro. Due occhi di giada. Marina - così si chiama - sonnecchia nei suoi angoli preferiti, in municipio, vicino al suo adorato Massimo, ferreo sostenitore del pensiero: “Un pet in ufficio migliora la qualità del lavoro e della vita”. Lei dà il benvenuto, miagolando, a chiunque entri. Celebra qualche matrimonio. E, quando non ha niente da fare, dalle finestre, spia le rondini. Prima di lei c’era la mitica gatta sindaco Pippi. Altrettanto meravigliosa. Il nostro creativo sindaco - quello vero - si chiama Franco. Ratti, di cognome. Ma Marina non gli dà la caccia. Anzi, vanno molto d’accordo.
E il centro del paese? E’ pieno di gigantografie che riproducono quadri di importanti autori. Diverse scuole d’arte lo scelgono come meta di gite d’istruzione.
E i nostri paracarri? Trasformati in arlecchini e carabinieri! Sui tetti invece si stagliano figure in ferro di spazzacamini. E anche cicogne. Alle cabine dell’energia elettrica, per farle diventar belle e buffe, abbiamo messo naso, orecchie e bocca. Siamo circondati dai colori, dall’allegria, dalla serenità. Davanti alla finestra del mio ufficio c’è Dio, cioè, c’è la chiesa. Alle quattro e mezza, quando i bimbi hanno finito la scuola, si ritrovano proprio tutti qui, in questa piazza. Giocano, ridono, e corrono con le biciclettine. Qui non ci si arrabbia mai. Oddio, qualche volta può capitare…  Io, per esempio, sono molto gentile, ma nel mio lavoro devo essere severa. Be’, se mi arrabbio, vado a dare una controllata al Parco. Il verde e la pace dei tre laghi mi riconciliano subito con il mondo. In questo paese incontri solo persone sorridenti. Io lo definisco un’isola felice. Ci sono 2.800 abitanti. Più uno, perché adesso dobbiamo aggiungere un agnellino. Oh cielo! Parla parla, mi stavo dimenticando che tocca a me dare il biberon a Fiocco. E’ il mio turno, corro. Ma venite a trovarci. Vi aspettiamo!

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