Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

martedì 8 novembre 2016

Gebu, l’Elefante

Gebu, l’Elefante, tratto da “Voci dal silenzio”, di Giulia Marucelli


  
Ubi maior minor cessat.
                   
Sì, qualcosa di me è rimasto
laggiù da voi.
Cose davvero molto belle,
lo riconosco.
Ma la bellezza ha un prezzo:
si è rivelato più alto per me
che per voi, ve lo assicuro.
Ero felice in quelle terre calde:
avevo tutto,
avevo le zanne più lunghe e appuntite
e non temevo predatori.
Ma non avevo considerato il più feroce
e apparentemente più innocuo di essi;
quando hai come vicino l’Uomo
devi sempre augurarti
di non avere niente
che possa essere desiderato da lui.
Avidità e Potere
sono i suoi eterni sovrani;
nel loro nome combatte,
suddito fedele.
Io me ne stavo tranquillo,
non avevo paura di nessuno;
li vedevo, erano in tre
vicini a uno di quei loro veicoli
che - ora so -
erano destinati a uomini di colore diverso.
Ed ecco arrivare la Morte
rapida, improvvisa.
Il tiratore m’uccise al primo colpo
- ora alcuni mi dicono
che non si è sempre così fortunati! -.
Il mio corpo lo lasciarono agli avvoltoi;
le mie belle zanne furono invece
il bottino dei “grandi”, “abili” cacciatori.
Il loro bottino di guerra...
... questi umani che io avrei potuto schiacciare
senza difficoltà.
E loro lo sapevano,
per questo stavano a distanza;
e chiamavano il muovere un dito
“Battuta di caccia”.
Ora portano le mie zanne
come i loro avi
portavano in trionfo
le teste dei nemici sconfitti
- in un corpo a corpo, però! -.
Si vantano così del loro successo:
prova ordinaria
- se mi è concesso -
di straordinaria Viltà.
               
           
       
   
               
           
       
                       
           
               
                   



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