Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

venerdì 5 maggio 2017

Il messaggio della volpe




“Storia della piccola volpe che mi insegnò il perdono”, di Sergio Bambarèn 
(Ed. Sperling & Kupfer). Da “Confidenze tra amiche”, numero 17, 2017


Recensione di Susanna Barbaglia


Il messaggio della volpe

È stata la prima cosa che ho visto, appena arrivata, sulla mia scrivania: un libro con una copertina che mi chiamava come un magnete. La sera mi ci sono immersa e per un’ora è stato come se l’autore, l’australiano Sergio Bambarén, mi avesse accompagnata per mano attraverso le sue straordinarie visioni. Si può incontrare una volpe in riva all’oceano? Ed è credibile dialogare con lei e i suoi amici - il formichiere, la tartaruga marina, la gabbianella... - del perdono che Madre Natura potrà concedere agli uomini che si redimono dalla sua sistematica distruzione? Certo che sì: basta usare lo sguardo di un bambino, basta non negarsi di essere dei sognatori, basta saper leggere negli occhi di una volpe la meraviglia del mondo che ci ospita. A me è successo. Ho incontrato la mia volpe ai limiti di un bosco, affamata e stremata. L’ho nutrita ogni giorno. Le ho dato anche un nome, Chance. L’ho salvata. E per due anni mi ha aspettata nello stesso posto. Questi sono i fatti. Emozionanti, sì, ma facilmente sintetizzabili. Quello che invece ho davvero vissuto con Chance non ha confine. Sono i luoghi e le creature che ho visitato, immaginato e sognato attraverso i suoi occhi. In un editoriale ho scritto:  “Indescrivibile cosa c’era in quello sguardo giallo scuro: lo specchio di qualcosa di selvaggio, di una fierezza antica, di un istinto atavico, l’essenza stessa della natura... custodisco il suo sguardo come un regalo della vita”. Chiqui, la piccola volpe di Bambarén, dice all’amico umano sognatore: “Puoi distruggere tutti i fiori del Creato, ma la primavera sboccerà ancora, con o senza di te” . I grandi concetti hanno sempre di base una grande semplicità! E Chi qui, nell’anima di Bambarén ha lasciato una traccia talmente profonda, da spingerlo a chiederci in questo suo piccolo, grande libro-manifesto: “... sceglierete di essere parte della soluzione? Non servono che due strumenti per fare la differenza: La forza del perdono. La musica della speranza”. Io ci sto, e voi?

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