Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

giovedì 12 aprile 2018

Quando ad andarsene è il tuo amico a 4 zampe






"Quando ad andarsene è il tuo amico a 4 zampe" di Susanna Barbaglia (“Donna moderna” nr 17-10 aprile 2018)

Mi dicono che avevo tre anni quando con mia madre incontrammo l’enorme lupa del tabaccaio. Avevo tre anni, eppure ricordo benissimo quell’episodio perché fu l’inizio di una relazione con i cani che finirà insieme a me. Mi divincolai e sotto gli occhi terrorizzati di tutti, gettai le braccia al collo di quell’animale maestoso. Infilai il viso dentro al suo pelo, annusai il suo odore e avvertii quello che oggi definirei un senso di appartenenza straordinario. Ero una bambina chiusa in un mondo a parte. Non parlavo e, nel tempo, mi sono convinta di aver sofferto nella prima infanzia di un disturbo lieve di autismo. Con la lupa le parole erano inutili. Ci parlavamo con il linguaggio silenzioso e atavico degli occhi, delle carezze, dei mugolii, del gioco, dell’empatia. Dell’amore. Alla mia lupa devo un insegnamento fondamentale: la magia della nostra diversità. Non ho mai umanizzato i miei cani, nemmeno quando più avanti molti dicevano che il non poter stare senza un cane dipendeva dal fatto che ero sterile. Che banalità, almeno per quanto mi riguarda. Certo, il rischio di fare confusione è altissimo, ma a mio parere se avviene è un dramma, è malattia. Forse, grazie a quella lupa, il cane, per me, è sempre stato straordinariamente e semplicemente il cane. Un compagno di un’altra specie animale che ti offre il dono dell’amore assoluto, un sentimento unico e parallelo a tutti gli altri e la fantastica opportunità di una relazione in connessione diretta con la tua parte più autentica e bambina. Hanno un unico difetto i cani: vivono molto meno di noi ed è consigliabile assimilare bene il concetto perché il dolore di perderli è davvero atroce. Un dolore sordo, molto privato, che non tutti capiscono o condividono. La fine della vita di un cane, poi, richiede un difficile atto d’amore che mette a dura prova egoismo e coraggio umani. Lui non ha senso del tempo né dell’età che avanza, con te è sempre lo stesso. Che tu l’abbia adottato cucciolo o già adulto, il tuo cane nel corso della sua vita è un’estensione viva e palpabile delle tue emozioni. È felice se tu sei felice, è disperato quando sei triste, soffre quando sei malata, si arrabbia se ti feriscono. Con te verrebbe ovunque. Ma quando il suo tempo è scaduto, lui lo sente e ti “avvisa”. Tutti i cani che mi hanno lasciato hanno avuto lo stesso atteggiamento: nei loro occhi leggevo più il bisogno di proteggere me che il senso della loro morte. Sembrava volessero comunicarmi che era il momento di separarci. Ma farei un passo in più: i cani arrivano a farti capire quando hanno bisogno del tuo aiuto per andarsene. E siccome il 90 percento di loro non muore naturalmente, a quel punto il prezzo da pagare per la gioia di averli avuti è altissimo. Tu non ti staccheresti mai, cerchi scuse, valuti qualunque cura alternativa anche se lo sai bene che non c’è più nulla da fare. Ecco, è in quei momenti, nello strazio più profondo, che in me riemerge la lezione della lupa e, nel rispetto della sua diversità, per tutto l’amore che ho ricevuto, ascolto e accompagno il mio amico fino in fondo. I miei cani si sono quasi tutti addormentati fra le mie braccia. Ho parlato con loro fino alla fine, li ho accarezzati fino all’ultimo respiro, li ho ringraziati sforzandomi di mostrarmi forte e di non versare una lacrima. Con ciascuno, in quel momento, siamo stati “noi due”. Insieme. C’è una bellissima leggenda inglese secondo la quale, proprio perché vivono meno di noi, i nostri cani hanno un’unica anima che trasmigra dall’uno all’altro per accompagnarci con lo stesso amore tutta la vita. Io ci credo.


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