Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

giovedì 27 settembre 2018

Il mondo di Clara







"Il mondo di Clara" di Laura Gorini


Mi chiamo Clara e da quando sono nata – o quasi – vedo il mondo da un piccolo spioncino del mio giardino: abili formichine e simpatiche mosche mi fanno compagnia nelle sere d’estate. Mi sento sola, molto sola: sento i miei amici a quattro zampe abbaiare e ridere felici vicino a me, ma non riesco a vederli. A volte si avvicinano alla mia casetta e sono talmente vicini che posso sentire il loro respiro. Loro percepiscono il mio odore e mi salutano. Vorrei tanto uscire e fare due passi con loro ma non posso: il mio padrone non me lo consente. A volte mi chiedo perché mi abbia voluta in questa casa: non c’è mai e il più delle volte che si rapporta a me lo fa con poca eleganza. Mi porta da mangiare una volta al giorno e solo per un’ oretta mi lascia libera in giardino. Poi mi richiude nel mio recinto: i primi tempi piangevo e soffrivo per questo. Poi, come si suol dire, “ci ho fatto il callo”, e ho iniziato a immaginare quel recinto come una sorta di monolocale. Ci ho anche portato una coperta di lana e dei cuscini che ho preso dentro casa a Natale: quella notte faceva molto freddo e il padrone mi ha concesso di entrare per scaldarmi un poco vicino al fuoco. Il giorno dopo, mentre lui sonnecchiava ubriaco marcio sul divano, ho prelevato la coperta e i cuscini e li ho posizionati con cura nel mio piccolo appartamento. Un giorno, apparentemente come tutti gli altri, sbattendo senza accorgermene con la coda contro l’apertura del mio recinto, sono riuscita ad abbattere una parte di recinzione. Non era molto grande ma sufficiente per uscire da sola: sono uscita fuori e ho respirato l’aria a pieni polmoni, nonostante la giornata fosse grigia e nuvolosa. Forse stava per piovere. Mentre osservo con gli occhi pieni di curiosità la legna accatastata in un angolo, noto che il cancello di casa è solo accostato: basterebbe spingerlo leggermente con la zampa per aprirlo completamente ed essere fuori da qui. Ma dove posso andare io? Chi mi vuole? Ho paura, lo ammetto ma il mio desiderio di libertà, di vivere e di essere davvero io vince la paura. In un attimo sono fuori: di fronte a me vedo uno splendido parco: fa freddo ma altri ragazzi come me stanno giocando con il proprio padrone. Mi sembrano felici. E quanto vorrei esserlo anch’io! Mi faccio coraggio e mi avvicino: un giovane uomo mi vede arrivare e mi sorride bonario. Il suo è un sorriso semplice e sincero: mi scalda il cuore. Mi accarezza il pelo e mi prende il muso tra le mani. Non possiedo alcuna targhetta: spero tanto – dunque – che questo angelo mi porti a casa con sé. Si guarda in giro e poi mi osserva con attenzione: il mio pelo non è curato e i miei occhi, nonostante la mia giovane età, sono stanchi. Mi carica in macchina insieme al suo amico a quattro zampe: scopro che si chiama Michele e che ha grosso modo la mia età. Facciamo subito amicizia e ci capiamo al volo. Basta uno sguardo. Dopo una manciata di minuti la macchina si ferma e mi trovo innanzi a una casa piccola ma dotata di un delizioso giardino. Scendiamo entrambi e il mio nuovo papà, perlomeno mi auguro dal profondo del cuore che lo diventi, mi fa accomodare su una morbida coperta.

Poi si accinge a spazzolarmi con cura e a farmi un bel bagno: mi asciuga con premura e mi prepara un gustoso pranzetto che consumo insieme al mio nuovo amico di pelo che ora – forse – sta per diventare mio fratello. Trascorriamo ore felici guardando i cartoni animati alla televisione, poi il nostro papà – perché nell’anima lui per me lo è già diventato – decide di portarmi dal veterinario. Lo vedo parlare a telefono per ore e giorni dopo mi mette al collo uno splendido collarino, simile a quello che indossa il mio fratellino. Ora siamo una famiglia a tutti gli effetti!

Sono passati diversi mesi da quel giorno e il mio passato è solo un pallido ricordo: il mio vecchio padrone non mi ha mai più cercata e io non l’ ho più rivisto. E francamente ora è meglio così!

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