Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

venerdì 23 novembre 2018

Il gatto solitario






"Il gatto solitario", di Anna Bellisai

Anche questa mattina il gatto nero era al suo posto.
Esiste un luogo preciso che un gatto elegge a suo domicilio?
Loro sono così: vagabondi, solitari, scorbutici come certe persone, mi viene da pensare.
Questo gatto è davvero particolare.
Non è bello, il suo pelo è sempre stropicciato e poi capirete perché: ha occhi scuri e acuti, baffi non tanto lunghi e la loro forma assomiglia a un sorriso.
Ha un aspetto reale, cammina con la testa alta e il muso allungato. Brilla di luce propria, anche se sembra si sia appena svegliato.
Lui, che a me piace chiamare Squizzo, si fa vedere solo di giorno, di notte non so dove si nasconda, avrà i suoi segreti ed è meglio lasciarglieli.
Quando sorge l’alba, appena c’è un po’ di luce, mi apposto dietro i vetri del mio terrazzo e comincio a cercarlo con gli occhi.
Dovete sapere che di fronte al mio palazzo ci sono delle costruzioni abbandonate da troppo tempo (li chiamano “vecchi mercati generali”) e questo ha provocato una vegetazione un po’ disordinata e un laghetto formato dall’acqua piovana mai assorbita. Ed è proprio qui che appare Squizzo.
Si muove come un felino - del resto lo è - in questa zona mezza paludosa. All’inizio cammina molto lentamente, poi prende a “squizzare” da un lato all’altro.
Sembra veramente a suo agio, in questo luogo.
La cosa anomala per un gatto è che lui fra un salto e l’altro si tuffa e si gode i suoi bagnetti (ecco perché il suo pelo è sempre arruffato).
Vi è mai capitato di vedere un gatto bagnato?
Sicuramente no, di solito i gatti sfuggono l’acqua, ma Squizzo no!
Lui, gira indisturbato, si nasconde fra l’erba alta, dentro le case abbandonate e, soprattutto, bada a difendersi da una nemica-amica.
Volete sapere chi è?
Si tratta di una cornacchia nera come la pece, con un gran becco e zampe sottilissime: io la chiamo Signora Nora - sono certa che sia una femmina - è quasi sempre arrabbiata e quanto urla…
Anche lei si fa vedere all’alba, si apposta sopra una vecchia trave di ferro e sembra aspettare l’arrivo di Squizzo.
Appena lo vede comincia a strillare. Non conosco il “cornacchiese” però capisco che lo riempie di rimproveri.
Mi sembra di capire che gli voglia dire: «Brutto gatto, ma dove sei stato? È un’ora che ti aspetto. Io che ti concedo la mia compagnia, io che ti faccio ammirare la mia bellezza e tu che sei capace solo di ritardare ai miei appuntamenti. Se continui ancora così, ti beccherò quella brutta coda».
Squizzo nemmeno si gira a guardarla, prosegue per le sue spedizioni, e la Signora Nora comincia allora a volargli intorno, a seguirlo minacciosa. Gracida, ma lui continua a zampettare senza nemmeno alzare lo sguardo, la ignora e prosegue per le sue avventure.
Tutto ciò fa davvero arrabbiare la Signora Nora, tanto che comincia a corrergli dietro, prima con piccoli passi poi sempre più velocemente, fin quando gli si pone davanti e lo guarda con i suoi occhioni neri e Squizzo si stiracchia un po’ e poi prosegue il suo cammino.
Allora decide di seguirlo: vuole proprio capire cosa fa, questo bizzarro gatto.
Squizzo si avvicina a un mucchietto di foglie che ha portato la stagione autunnale, le annusa e poi le disperde, felice di vederle volare via.
All’improvviso una foglia si posa sulla cornacchia, sembra che le si incolli sul naso e la Signora Nora comincia a starnutire. Squizzo nemmeno si volta.
Non c’è niente da fare, lui non la considera per niente, ha altro da pensare e da fare.
A un tratto però qualcosa si muove: da una piccola zona melmosa fuoriesce prima una minuscola zampetta verde, poi un’altra. È una piccola rana incuriosita, che solleva gli occhi e si guarda intorno per capire da chi è circondata.
Squizzo le se avvicina, sembra sorriderle. Allunga la sua zampetta e le fa uno strano inchino, chissà forse pensa che si tratti di un piccolo principe!
La ranocchietta, avanza lentamente e chiede per favore se può salire sulla sua schiena, ha bisogno di un passaggio e Squizzo si presta con piacere.
È davvero troppo, tutte queste smancerie per una rana, pensa la Signora Nora. Addirittura l’inchino e a lei nemmeno uno sguardo. Lei che è molto più bella ed elegante di una piccola ranocchietta in un finto stagno!
Squizzo continua le sue esplorazioni quotidiane con la piccola rana sul dorso, annusa un fiorellino giallo nato in mezzo all’erba alta, si stiracchia come solo i gatti sanno fare e poi si mette a dormire sul tappeto di foglie.
Nora comincia a gracidare a più non posso e pensa fra sé: “Si dovrà girare un attimo questo gattaccio!”. Invece niente, nessun movimento.
La piccola rana scende a terra, guarda fisso negli occhi Squizzo e poi dolcemente raccoglie una margherita e gliela dona.
La Signora Nora corre, salta, stringe il becco: sta facendo quasi una scenata di gelosia.
D’un tratto Squizzo sente uno strano verso: “quack quack”, ma non puo essere la ranocchia, allora chi è?
Ed ecco che dall’acqua spuntano delle piccoli ali, un becco e delle zampette color del grano.
Com’è elegante, pensa Squizzo con quel color marrone lungo il corpo, il becco di un verde intenso e le zampe arancioni.
«Ciao sono Clara, l’anatra. Puoi dirmi, per favore, se hai visto passare altre anatre da queste parti?».
«No» dice il gatto.
«Puoi aiutarmi a trovarle?».
La Signora Nora nascosta dietro un cespuglio osserva la scena.
Non è possibile, pensa, ora fa conoscenza anche con un’anatra invece di guardare me che sono così bella con il mio piumaggio lucido, la voce intonata e anche un reale portamento.
Intanto Squizzo parte con Clara per il suo viaggio tra pozzanghere d’acqua, erba alta e palazzi vecchi, e sembra un esploratore senza esperienza.
Arrivati a un laghetto color del cielo pieno di anatre, Clara lo saluta e raggiunge i suoi simili.
La Signora Nora allora si tuffa nel laghetto e fa scappare le anatre che, impaurite, la seguono.
Squizzo però se ne è già andato a fare i suoi giri, a conoscere forse qualche altro strano animale.
Ormai il sole è già alto nel cielo, e Squizzo s’incammina verso il cancello: è ormai ora di pranzo, si dovrà pur mangiare.
La Signora Nora, plana su di lui, si gira su se stessa, lo guarda fisso e aspetta un suo movimento, ma poi sente uno strano verso che la fa scappare a zampe filate...
«È un topo!» esclama. «Che schifezza, è proprio brutto con quella coda arricciata!
Salvami gatto, io detesto i topi, sono così inutili, grigi, piagnucolosi».
Il piccolo topolino si chiude come una foglia accartocciata, restando immobile mentre Squizzo si avvicina lentamente facendogli un inchino, e poi torna sui suoi passi.
Dall’alto del cielo ora si sente una giovane voce: «Buongiorno gatto, sono Lello il gabbianello». Lello ha ali bianco panna e un becco simile a quello di Clara l’anatra, lui però sa fare qualcosa di speciale: sa volare in alto fra le nuvole.
Squizzo, curioso, lo guarda e gli chiede dove sta andando. Il gabbiano sorridendo gli risponde: «Nella valle del Lago Incantato».
«Porta anche me».
«Sono qui per questo».
«Ma dimmi Lello, perché ha questo nome?».
«Perché è una valle magica, i colori del lago e dell’erba si aprono come un arcobaleno dopo un temporale estivo, pieni di mille sfumature e ogni autunno là si riuniscono tutti gli animali».
Squizzo, che pensava di conoscere quella zona, si accorge di non sapere quasi niente.
Superate piccole salite, rocce, reti, fango e pezzi di ferro, si arriva a destinazione, Squizzo non può credere ai propri occhi: il lago di fronte a lui ha dei colori mai visti, l’erba è verde ma brilla come una pepita d’oro.
Vede Lino il topolino, la ranocchia e  Clara, l’anatra, manca solo la Signora Nora.
Gli animali lo invitano in uno strano ballo, in cui tutti si tengono per mano come in un grande girotondo, il sole sta tramontando ed è ora di dormire.
Squizzo cerca una cuccia per la notte, ed ecco comparire la grande assente, la signora Nora che subito inizia a beccarlo. Con l’abilità che possiedono i felini Squizzo riesce a schivarla e mentre Nora sta per sbattere contro un albero, lui apre le sue zampette e la protegge.
Nora, sorpresa, gli domanda: «Perché non mi guardi mai che sono così bella, e poi d’un tratto mi vieni ad aiutare?».
Il gentile gatto risponde: «È bello aiutare gli altri, riempie il cuore avere degli amici».
Nora dubbiosa gli chiede ancora: «Perché non mi rivolgi mai l’attenzione?».
«Se tu fossi un po’ meno prepotente e vanitosa potremmo essere amici». Lei lo guarda appena, si gira, si alza in volo e si allontana.
Squizzo, intanto, passa sotto un cancello e se ne va.
Da quel momento non l’ho ho più rivisto, forse se n’è andato da qualche altra parte a fare nuove conoscenze. Ora a girovagare nei “vecchi mercati” c’è un gatto di nome Neve, ma questa è un’altra storia.

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