Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

mercoledì 13 marzo 2019

Una pillola di poesia




“Una pillola di poesia”, di Susanna Barbaglia, (editoriale per Confidenze, 2015)


Fa freddo in questi giorni a Milano. Oggi ha piovuto a dirotto con l’aggiunta di una parentesi - nemmeno tanto breve - di grandine. Sono rientrata a casa fradicia, felice di potermi rilassare e mi sembra un sogno aver finalmente raggiunto il mio letto, il mio libro, i miei cani addormentati tutt’intorno. Devo essere caduta in un sonno catartico perché avverto come da un altro mondo il mugolare di Joy e mi ritrovo sveglia di colpo, con il libro ancora fra le mani e la luce accesa. La radiosveglia lampeggia le 2 e 27: che cos’avrà mai questo cane? Sono appannata e annaspo fra i pensieri più diversi senza decidermi a darmi una mossa. Starà male? Avrà sentito qualcuno alla porta? Ha fatto un brutto sogno? Accidenti,
adesso sono ormai superlucida e vedo bene tutti e tre i cani con il muso puntato alla finestra. E, nel silenzio, lo sento. È un pigolìo disperato, costante, modulato certamente dalla piccola gola di un uccellino cucciolo. Me lo conferma lo squittire della merla che mi sembra arrivi dall'alto.


Già... Le uova si sono dischiuse da un po’, ormai. In giardino sento spesso pigolare e vedo sfrecciare la merla, senza sosta, dall’albero fino alla mangiatoia e poi più su, oltre il bersò dove c’è un secondo nido, proprio sulla porta-finestra... Da quale sarà caduto il piccolo? La merla e il merlotto non smettono di chiamarsi, sempre più affranta lei e sempre più sfinito lui. I loro gridi mi entrano direttamente nel cuore. Con il buio è tutto più difficile. Potrebbe passare la gattina nera cacciatrice del condominio di fronte o una cornacchia o quel piccione rompiscatole che viene spesso a razziare qui. Il piccolo non può essere già in grado di volare e so bene che ora la madre lo sta incitando a saltare sul ramo più basso, è successo altre volte con esiti più o meno felici. Penso, naturalmente, a quelli meno felici e mi faccio coraggio, devo andare a vedere. Armeggio con la tapparella e poi con la serratura dei cancelletti di sicurezza. Le grida dei merli continuano ossessivi. Uno sempre più flebile, l'altro sempre più incalzante. Io invece sono sempre più in ansia e i cani sempre più agitati. Accendo la luce in giardino e contemporaneamente un fischio di felicità della merla ci fa inchiodare sul posto. Sì, ce l’hanno fatta! E vai! Intravedo solo la merla risalire fra i rami “a piedi”, significa che ha recuperato il cucciolo e lo sta guidando al nido. Anche i cani l’hanno capito, sono più tranquilli. Chiudo tutto, torno a letto e mi domando cosa sarebbe la vita senza questi piccoli attimi di poesia, queste piccole, inaspettate, gratuite chicche di gioia pura.


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