Il nostro prossimo è tutto ciò che vive (Gandhi)

sabato 22 giugno 2013

Tre uomini in barca


Jerome Klapka Jerome  (1859 – 1927), (Newton Editori, 2010)
“Il solo argomento sul quale io e Montmorency abbiamo serie divergenze d’opinione, è quello dei gatti. A me i gatti piacciono a Montmorency no.
Quando incontro un gatto, dico: “Povero micetto!” e mi chino e gli solletico i lati della testa; e il gatto rizza la coda, rendendola rigida, come fosse fatta di ferro, inarca la schiena e strofina il naso contro i miei pantaloni; tutto è dolcezza e serenità. Quando Montmorency incontra un gatto, lo viene a sapere tutta la strada; e in dieci secondi si sprecano tante parolacce quante ne basterebbero a un uomo rispettabile, con un po’ di parsimonia, per tutta la vita.
Non ne faccio una colpa al cane (di solito mi limito a dargli sberle sulla testa o a prenderlo a sassate) perché ritengo si tratti del suo istinto. I fox– terrier vengono al mondo con una dose di peccato originale quattro volte superiore a quella degli altri cani, e occorreranno anni e anni di pazienti tentativi da parte di noi cristiani per riuscire a modificare in misura apprezzabile la loro indole litigiosa.
Ricordo di essermi trovato un giorno nell’ingresso della cooperativa di Haymarket, e tutto intorno a me c’erano cani in attesa del ritorno dei rispettivi padroni che stavano facendo acquisti nel negozio. Tra gli altri si trovavano lì un mastino, uno o due pastori scozzesi, un san bernardo, alcuni cani da riporto e terranova, un cane per la caccia al cinghiale, un barboncino francese con una quantità di pelo sulla testa, ma con il resto del corpo tosato, un bulldog, alcune strane bestiole grosse come topi e per finire, un paio di yorkshire bastardi.
Se ne stavano tutti lì accucciati, pazienti, buoni e immersi nei loro pensieri. In quell’atrio sembrava regnare una solenne placidità. Un’atmosfera di calma e di rassegnazione … di dolce malinconia, pervadeva la stanza.
Poi entrò una graziosa signorina che conduceva con sé un piccolo fox-terrier dall’aspetto mite, e lo lasciò legato alla catena tra il bulldog e il barboncino. Il cane si accucciò e si guardò intorno per un minuto. Quindi volse lo sguardo al soffitto e parve, a giudicare dall’espressione, che stesse pensando a sua madre.
Di lì a poco sbadigliò. E subito dopo prese a guardare attorno a sé gli altri cani, tutti silenziosi, gravi e pieni di dignità.
Guardò il bulldog che dormiva un sonno senza sogni alla sua destra. Guardò il barboncino, eretto e altezzoso alla sua sinistra.
E, di colpo, senza un cenno di avvertimento e senza che vi fosse stata l’ombra di una provocazione, addentò la zampa anteriore del barboncino e un guaito di dolore echeggiò nell’ombra silenziosa di quell’atrio.
Il risultato di quel primo esperimento sembrò quanto mai soddisfacente al fox-terrier che decise di continuare in quel modo e di rendere più animata l’atmosfera generale. Con un balzo al di sopra del barboncino si portò accanto a uno dei pastori scozzesi e lo aggredì con grande vigore, e il pastore scozzese si svegliò e senza por tempo in mezzo prese ad azzuffarsi inferocito e facendo un gran baccano con il barboncino. Il nostro fox-terrier tornò allora al proprio posto, azzannò il bulldog a un orecchio e cercò di scaraventarlo lontano; e il bulldog, un animale dotato di una insolita imparzialità, attaccò tutto quello che gli capitava a tiro, compreso il portiere, e la cosa diede modo al caro piccolo fox-terrier di godersi una zuffa tutta sua e indisturbata con uno yorkshire bastardo altrettanto disposto a battersi.
Chiunque conosca l’indole canina non ha certo bisogno di sentirsi dire che ormai tutti i cani lì presenti stavano lottando come se dalla mischia dipendessero le sorti dei loro focolari e dei loro padroni. I cani grossi si battevano senza discriminazioni gli uni contro gli altri; e i cani piccoli si azzuffavano tra loro e approfittavano di ogni momento libero per piantare i denti nelle zampe dei cani grossi.
L’intero atrio si trasformò in un vero e proprio pandemonio e lo strepito era terrificante. Fuori, nell’Haymarket, si radunò una folla, e tutti si domandavano se si trattasse di una assemblea parrocchiale; oppure, se così non era, chi stavano assassinando, e perché? Accorsero uomini armati di bastoni e di corde e cercarono di separare i cani, e venne chiamata la polizia.
Nel bel mezzo del tumulto tornò la soave signorina, e strappò via il suo soave cagnetto (che dopo aver conciato per le feste lo yorkshire bastardo, il quale ne avrebbe avuto almeno per un mese, ostentava adesso l’espressione di un agnellino appena nato), lo strinse tra le braccia, lo baciò, gli domandò se per caso fosse stato ucciso, e che cosa gli avevano fatto quei bruti, quei cani così perfidi; e il cagnetto le si rannicchiava contro, e la guardava in viso con un’espressione che sembrava dire: “Oh, sono così contento che tu sia arrivata a sottrarmi a quella scena indecorosa!”.
La signorina disse che i dirigenti della cooperativa non avevano alcun diritto di permettere che bestie enormi e selvagge come quegli altri cani venissero lasciate insieme ai cani delle persone rispettabili e, disse, aveva una gran voglia di denunciare qualcuno.
E’ questa la natura dei fox – terrier, pertanto non me la sento di incolpare Montmorency per la sua tendenza ad azzuffarsi con i gatti...”

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